Il 7 maggio 2025 le segreterie nazionali di SLC-CGIL e UIL-Poste hanno scritto una lettera molto chiara ai vertici di Poste Italiane, indirizzata all’Amministratore Delegato Matteo Del Fante e al Direttore Generale Giuseppe Lasco. Non è una semplice nota sindacale: è un appello diretto alla responsabilità, al buon senso e soprattutto al rispetto della Costituzione Italiana.
Slc Cgil e UILPoste denunciano una situazione ormai intollerabile in molte realtà aziendali: comportamenti da parte del middle management che violano apertamente principi fondamentali come la libertà sindacale, la non discriminazione e il diritto di ogni lavoratore a non subire pressioni in base alla sua appartenenza o meno a una determinata sigla.
Quello che viene descritto è un clima pesante, alimentato da una presenza ingombrante di un sindacato maggioritario che esercita la propria influenza anche attraverso dirigenti con doppio ruolo, aziendale e sindacale. Una situazione gestita con modalità che appaiono poco trasparenti e squilibrate, che crea distorsioni e tensioni sui territori.
Sindacalisti ostacolati, a volte perfino minacciati, lavoratori discriminati apertamente in base alla loro scelta sindacale: non si tratta più solo di conflitti tra rappresentanze, ma di qualcosa di ben più serio. “Una brutta abitudine” – scrivono – che in questo contesto si è radicalizzata, trasformandosi in un attacco sguaiato ai diritti costituzionali.
Da qui la richiesta ai vertici aziendali di intervenire subito: chiedere alle Risorse Umane di sensibilizzare tutti i territori, affinché si torni quanto prima a un clima di normalità e legalità. Perché, anche se oggi le posizioni tra Slc Cgil e UILPoste e azienda sono lontane, c’è qualcosa che deve rimanere non negoziabile: la presenza della Costituzione nei luoghi di lavoro.
“La storia di Poste non lo merita” – si legge nella lettera – e proprio per questo motivo, se non ci saranno segnali concreti, Slc Cgil e UILPoste utilizzeranno tutte le leve possibili per mettere fine a queste pratiche.
Questa lettera non è solo un grido di allarme, ma anche un invito a ricordare cosa significa davvero parlare di diritti, legalità e rispetto reciproco all’interno di un’azienda che rappresenta un pezzo importante del nostro Paese. È una chiamata alla responsabilità. Perché la Costituzione non è un principio astratto: è ciò che garantisce a tutti, ogni giorno, di lavorare con dignità.